A quasi 50 anni dal referendum abrogativo sul divorzio (era il 1974), nella società italiana entra in vigore la nuova riforma Cartabia, che tra le altre novità prevede vantaggi con il divorzio breve. I coniugi potranno ora richiedere la separazione e il divorzio giudiziale attraverso un unico atto, per accelerare le procedure e possibilmente dare più forma “civile” a un processo spesso doloroso quale è la fine di un matrimonio o una unione. Significa che potranno presentare al giudice domanda congiunta e cumulativa per la separazione e il divorzio.
Ma quando le questioni affettive o amorose si arrendono davanti alla burocrazia e alla difesa dei beni materiali, come ad esempio una casa, quello che era un tempo il nido d’amore della coppia o della famiglia, una separazione o un divorzio si trasformano spesso in contese. La riforma Cartabia intende portare equilibrio e stabilità anche su questi aspetti, spesso umanamente dolenti.
E allora, cosa succede quando la casa è intestata a un solo coniuge?
Divorzio o separazione con casa intestata a un solo coniuge
La strenua difesa dei diritti e di un’eredità, soprattutto immobiliare (ma non solo), sono tra i principali motivi per cui molti coniugi decidono di separarsi, anziché divorziare. Con il divorzio, non è più possibile rivendicare le quote di successione ereditaria. Detto in parole semplici, l’ex coniuge smette di essere erede dell’altro. Inoltre, preferire la separazione, al divorzio, può essere più conveniente per la coppia, sia sul piano fiscale, che su quello strettamente utilitaristico.
Tuttavia, la separazione è come un passaggio, con il rischio che diventi una terra di nessuno dove molti diritti, anche in tema di successione o di proprietà della casa, restino sospesi o oggetti del contendere in tribunale.
Nello Stato di diritto italiano, la proprietà di una casa è un diritto reale che può essere condiviso. Ad esempio si parla di “comunione dei beni” quando la casa acquistata da due coniugi entra automaticamente a far parte di un unico patrimonio comune, metà ciascuno, indipendentemente dall’apporto reale di ognuno.
Ma cosa succede quando la casa è intestata a uno solo dei due coniugi? Per la legge italiana funziona come segue, a seconda dello status legale della coppia:
Coniugi in regime di separazione dei beni
In tal caso, tutti gli acquisti effettuati dopo il matrimonio (casa e immobili compresi) restano di proprietà del coniuge che ha sostenuto la relativa spesa. Se uno dei due coniugi dovesse acquistare un immobile, in questo regime ne resterebbe l’unico proprietario.
Coniugi comproprietari della casa
Uno dei due coniugi che acquista casa, per legge può esercitare il suo diritto di donare il 50% all’altro coniuge. In questa circostanza si parla di comproprietà, o coniugi comproprietari, una situazione che potrebbe essere sciolta in qualsiasi momento, anche su richiesta di uno dei due coniugi, e non necessariamente ricorrendo alla separazione dei beni o alla separazione personale dei coniugi.
Donazione
Un coniuge può donare l’intero bene immobile, intestandolo all’altro coniuge. Ma non potrebbe più chiederne la restituzione, a meno che le parti non abbiano prima firmato un accordo scritto per dichiarare che la donazione è simulata.
Quando due coniugi decidono di separarsi, o divorziare, per il diritto italiano è importante lo status della proprietà dell’immobile. Se i coniugi non si sono sposati in comunione dei beni, succede che:
- La casa resta di proprietà del relativo titolare, vale a dire che resta a chi è intestata, senza alcun debito o dovere nei confronti dell’ex coniuge. Al massimo, quest’ultimo potrebbe rivendicare eventuali spese di ristrutturazione, documentate, che ha sostenuto durante il matrimonio;
- Il coniuge non titolare della proprietà è tenuto ad abbandonare la casa;
- Se di mezzo ci sono figli minori, o portatori di handicap, oppure maggiorenni ma non ancora indipendenti dal punto di vista economico, spetta al giudice assegnare il diritto di abitazione nella casa coniugale. Il diritto di abitazione è diverso dal diritto di proprietà. Ciò significa che, se il giudice decidesse di affidare i figli al coniuge non proprietario del bene, l’altro coniuge proprietario della casa dovrà andare via dalla sua proprietà, cedendo appunto il diritto di abitazione a figli e a ex coniuge. Tuttavia resta proprietario della sua casa, mentre l’ex coniuge resta a viverci finché non trova sistemazione altrove, o fino a quando i figli non sono economicamente indipendenti.
Cosa cambia alla casa con il divorzio breve
La riforma Cartabia prevede una serie di procedure che si applicano anche nei casi di separazione e divorzio giudiziale o consensuale. Tra le principali novità, è prevista l’eliminazione dell’udienza presidenziale, l’obbligo di presentare tutte le difese fin dall’inizio e una scadenza per ulteriori memorie prima della prima udienza, la necessità di prevedere un piano genitoriale. Il cosiddetto divorzio veloce si inserisce proprio nel concetto della riforma, affinché siano accelerati i tempi delle procedure, sia per porre fine all’agonia di un rapporto che non funziona più, sia per alleggerire il carico sul sistema giudiziario, ingolfato dai tempi lunghi della giustizia.
Dunque, la riforma Cartabia è stata concepita per dare maggiore stabilità agli accordi, evitare inutili ricorsi e guerre stancanti in tribunale, e incertezze economiche della famiglia. Di conseguenza, anche la casa di proprietà di un solo coniuge, o l’assegnazione del diritto di abitazione da parte di un giudice, sono diritti che in un quadro di riforma dovrebbero ritrovare maggiore stabilità.
Cosa succede quando due coniugi, oltre che la vita, condividono un mutuo decidono di divorziare? Le possibilità sono diverse, analizziamole caso per caso.
Quando gli ex coniugi non hanno le stesse possibilità economiche, il soggetto maggiormente benestante deve garantire all’altro il mantenimento dello stesso tenore di vita.
In caso di mutuo cointestato è dunque possibile che l’importo dovuto come assegno di mantenimento venga sostituito dal pagamento della rata del mutuo per conto del coniuge con reddito inferiore. Questa soluzione viene definita “accollo interno”. Se il coniuge che si è accollato il mutuo smette di pagare, la banca potrà comunque rivalersi su entrambi i coniugi, poiché entrambi restano intestatari.
Gli ex coniugi possono scegliere di effettuare una cessione di quote. Uno dei due acquisisce la quota dell’altro, diventando così l’unico proprietario dell’immobile e l’unico tenuto al pagamento del mutuo.
Questa soluzione viene definita “accollo esterno” e prevede il coinvolgimento diretto della banca, che, valutando le garanzie offerte dal soggetto che vuole acquisire l’intera proprietà, deve decidere se accogliere o meno il recesso dell’altro intestatario.
Un’altra possibilità è data dalla surroga: il mutuo viene trasferito a un altro istituto di credito e rinegoziato, anche per quello che riguarda il tasso di interesse.
Gli ex coniugi possono scegliere di vendere la casa e di estinguere il mutuo con il ricavato della vendita. Il denaro in eccesso verrà diviso equamente fra i due.
Può rivelarsi opportuno, soprattutto se le rate ancora da pagare non sono molte e se, per esempio, la coppia ha dei figli a cui desidera lasciare l’immobile, procedere con un’estinzione anticipata del mutuo. Gli ex coniugi non dovranno quindi più condividere il fardello del mutuo e preserveranno la proprietà del bene.