Secondo Legambiente, per accelerare la transizione energetica del settore edile, occorre intervenire almeno sul 7,2% degli edifici esistenti sul territorio italiano e riqualificarne più del doppio di quelli riqualificati grazie al Superbonus.
L’associazione Legambiente ha reso noto il suo ultimo Rapporto intitolato “Civico 5.0: Vivere in Classe A”, da cui emerge il forte ritardo dell’Italia per quanto riguarda la riqualificazione del proprio patrimonio edilizio e la necessità di una riforma delle politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio che guardi ai prossimi decenni.
Gli edifici presenti sul territorio italiano sono più di 12 milioni, che per la maggior parte sono vecchi, energivori e climalteranti: infatti ad oggi solamente il 3,1% di essi è stato riqualificato attraverso la misura del Superbonus.
Si tratta di una percentuale molto bassa, anche in relazione a quanto richiesto a livello europeo con la Direttiva Case Green.
Per adeguarvisi occorre intervenire entro il 2030 almeno su 6,1 milioni di edifici residenziali – con una media di 871.000 edifici all’anno – pari al 7,2% del patrimonio edilizio: si tratta di più del doppio degli interventi realizzati tramite il Superbonus.
Quali misure sono necessarie per la transizione energetica
Per poter accelerare la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente in Italia, secondo Legambiente occorre programmare per il 2030, e poi in prospettiva per il 2035, un piano stabile e duraturo nel tempo che preveda alcuni punti:
- un sistema incentivante per favorire gli interventi in classi energetiche elevate;
- il raggiungimento della classe D per poter accedere agli incentivi;
- un sistema che favorisca anche altri aspetti, quali la messa in sicurezza sismica, l’abbattimento delle barriere architettoniche, il recupero delle acque piovane, l’uso di materiali innovativi e sostenibili;
- l’eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili e a partire dal 2025 il blocco delle installazioni;
- il ripristino della cessione del credito almeno per gli interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza sismica.
L’attuazione di tutto ciò permetterebbe all’Italia di adeguarsi efficacemente alla Direttiva Case Green, raggiungendo almeno la classe E per tutti gli edifici entro il 2030 e la classe D nel 2033, e innalzando al 115% il livello di efficienza minima degli apparecchi dedicati alla produzione termica.
Altro fattore da tenere presente è questo:
Dal 2029, le caldaie a gas saranno vietate nelle abitazioni private in tutta l’UE. Questo il contenuto della bozza del regolamento 813/2013/UE che l’Unione Europea discuterà nella riunione del prossimo 12 giugno.
Per il Codacons, questo divieto rappresenta una misura insostenibile per le famiglie: comporterà non solo una stangata sul fronte della spesa da sostenere, ma rischierà anche di non avere ripercussioni positive sul piano ambientale.
Il costo delle pompe di calore
Oggi, per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore, il costo varia tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto: una spesa importante sia per i costi in costante crescita, sia per la manodopera sempre più costosa.
Non tutte le abitazioni, inoltre, possono dotarsi di pompe di calore, e il rendimento energetico in alcune case potrebbe essere ben al di sotto degli standard previsti.
Una ulteriore criticità dipende dalle dimensioni non indifferenti dell’impianto che richiede uno spazio dove poter mettere l’unità esterna, di cui non tutte le abitazioni sono dotate.
Se la casa non è ristrutturata e non gode di isolamento né coibentazione e si dispone di termosifoni tradizionali, la resa scende e di parecchio, vanificando gli effetti positivi sull’ambiente.
Sì all’efficienza energetica ma non alle spalle dei consumatori
Carlo Rienzi, presidente del Codacons, sostiene che qualsiasi misura volta a migliorare l‘efficienza energetica delle abitazioni deve essere equa, proporzionata ma soprattutto sostenibile, e non deve pesare come un macigno sulle spalle dei consumatori.
Inoltre, se l’Unione Europea vorrà imporre l’addio alle caldaie a gas, si dovranno prevedere non solo eccezioni per le abitazioni che non sono in condizione di installare pompe di calore, ma anche incentivi e bonus per aiutare le famiglie ad affrontare la spesa legata alla sostituzione dei vecchi impianti.
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI: 6 MILIONI DI INTERVENTI PER IL 2030
Secondo Legambiente, per accelerare la transizione energetica del settore edile, occorre intervenire almeno sul 7,2% degli edifici esistenti sul territorio italiano e riqualificarne più del doppio di quelli riqualificati grazie al Superbonus.
L’associazione Legambiente ha reso noto il suo ultimo Rapporto intitolato “Civico 5.0: Vivere in Classe A”, da cui emerge il forte ritardo dell’Italia per quanto riguarda la riqualificazione del proprio patrimonio edilizio e la necessità di una riforma delle politiche sull’efficienza energetica del settore edilizio che guardi ai prossimi decenni.
Gli edifici presenti sul territorio italiano sono più di 12 milioni, che per la maggior parte sono vecchi, energivori e climalteranti: infatti ad oggi solamente il 3,1% di essi è stato riqualificato attraverso la misura del Superbonus.
Si tratta di una percentuale molto bassa, anche in relazione a quanto richiesto a livello europeo con la Direttiva Case Green.
Per adeguarvisi occorre intervenire entro il 2030 almeno su 6,1 milioni di edifici residenziali – con una media di 871.000 edifici all’anno – pari al 7,2% del patrimonio edilizio: si tratta di più del doppio degli interventi realizzati tramite il Superbonus.
Quali misure sono necessarie per la transizione energetica
Per poter accelerare la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente in Italia, secondo Legambiente occorre programmare per il 2030, e poi in prospettiva per il 2035, un piano stabile e duraturo nel tempo che preveda alcuni punti:
- un sistema incentivante per favorire gli interventi in classi energetiche elevate;
- il raggiungimento della classe D per poter accedere agli incentivi;
- un sistema che favorisca anche altri aspetti, quali la messa in sicurezza sismica, l’abbattimento delle barriere architettoniche, il recupero delle acque piovane, l’uso di materiali innovativi e sostenibili;
- l’eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili e a partire dal 2025 il blocco delle installazioni;
- il ripristino della cessione del credito almeno per gli interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza sismica.
L’attuazione di tutto ciò permetterebbe all’Italia di adeguarsi efficacemente alla Direttiva Case Green, raggiungendo almeno la classe E per tutti gli edifici entro il 2030 e la classe D nel 2033, e innalzando al 115% il livello di efficienza minima degli apparecchi dedicati alla produzione termica.
Altro fattore da tenere presente è questo:
Dal 2029, le caldaie a gas saranno vietate nelle abitazioni private in tutta l’UE. Questo il contenuto della bozza del regolamento 813/2013/UE che l’Unione Europea discuterà nella riunione del prossimo 12 giugno.
Per il Codacons, questo divieto rappresenta una misura insostenibile per le famiglie: comporterà non solo una stangata sul fronte della spesa da sostenere, ma rischierà anche di non avere ripercussioni positive sul piano ambientale.
Il costo delle pompe di calore
Oggi, per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore, il costo varia tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto: una spesa importante sia per i costi in costante crescita, sia per la manodopera sempre più costosa.
Non tutte le abitazioni, inoltre, possono dotarsi di pompe di calore, e il rendimento energetico in alcune case potrebbe essere ben al di sotto degli standard previsti.
Una ulteriore criticità dipende dalle dimensioni non indifferenti dell’impianto che richiede uno spazio dove poter mettere l’unità esterna, di cui non tutte le abitazioni sono dotate.
Se la casa non è ristrutturata e non gode di isolamento né coibentazione e si dispone di termosifoni tradizionali, la resa scende e di parecchio, vanificando gli effetti positivi sull’ambiente.
Sì all’efficienza energetica ma non alle spalle dei consumatori
Carlo Rienzi, presidente del Codacons, sostiene che qualsiasi misura volta a migliorare l‘efficienza energetica delle abitazioni deve essere equa, proporzionata ma soprattutto sostenibile, e non deve pesare come un macigno sulle spalle dei consumatori.
Inoltre, se l’Unione Europea vorrà imporre l’addio alle caldaie a gas, si dovranno prevedere non solo eccezioni per le abitazioni che non sono in condizione di installare pompe di calore, ma anche incentivi e bonus per aiutare le famiglie ad affrontare la spesa legata alla sostituzione dei vecchi impianti.